'A tumbulella
Aniello Califano è un sorrentino che a fine ‘800 viene a studiare a Napoli; il padre gli affitta un quartino a Piazza Carità e il figlio si innamora perdutamente della città e della sua musica.
Diventa frequentatore dei caffè cittadini e conosce autori e poeti, cui sottopone la sua copiosa produzione di poesie e canzoni.
Viveur scapestrato, amante della bella vita e delle belle donne.
Ma dal fronte della prima guerra mondiale arrivano notizie tremende; nonostante i bollettini di guerra dicano che tutto procede bene, le mamme napoletane continuano a perdere i loro figli in guerra.
Aniello Califano scrive ‘O surdato ‘nnammurato che sembra una canzone d’amore, ma è il pianto di un soldato al fronte (sebbene questo si evinca solo dal titolo). Il musicista Enrico Cannio ne fa un capolavoro orecchiabile. Il successo è immediato, la canzone è cantata in tutte le trincee e in tutti i cafè chantant della città. Ma, tornata la pace, il fascismo la mette all’indice! È vietato cantarla, soprattutto nelle fila dei militari. È una canzone “disfattista”, dicono gli squadristi, inneggia all’amore verso la propria donna piuttosto che alla fede verso la patria. Chi osa cantarla rischia il carcere militare.
Ma, alla faccia delle camicie nere, la canzone verrà cantata da tutta la città e diverrà, a fine secolo, l’inno del calcio Napoli.
acrilico su tavola polimaterica
87x70cm